Cinema Digitale

Il Nuovo Modo di Fare e di Vedere il Cinema

La larga espansione del fenomeno è avvenuta nel 2010, subito dopo al successo di “Avatar” uscito nel 2009. Il cinema digitale riesce a regalare una proiezione molto diversa dalla presentazione classica (pellicola). Il cinema full-digital presenta immagini vivide, vivaci, una luminosità eccezionale e un contrasto elevatissimo, per garantire iperrealismo e la nitidezza dei dettagli. Per questo passaggio, il cinema ha abbandonato il suo simbolo storico: la pellicola. In cabina non scorrono più i km di cellulosa, ma vengono elaborate informazioni a velocità eccezionali, per essere codificate e trasformate poi in immagini in movimento.

Le Principali Differenze

Il cinema digitale nasce parallelamente al fenomeno del cinema 3D moderno, e per soddisfare le richieste di quest'ultimo, servono maggiore contrasto, nitidezza e un'enorme luminosità. In genere, per "trasformare" un immagine in 3D si perdono prestazioni (a volte persino qualità) del proiettore, in quanto, l'immagine deve seguire un processo di polarizzazione o di filtraggio, che consentirà la produzione dell'effetto stereoscopia.

E' in parte per questa motivazione, che un proiettore ibrido, come il nostro, ha prestazioni più che eccellenti nelle proiezioni 2D, ma riesce comunque a creare un ottimo effetto tridimensionale. La luminosità è più del doppio del proiettore tradizionale, così come la potenza luminosa della lampada stessa. Si parla di 20000 lumen e di 4000 watt di potenza erogati dalla lampada allo xenon.

Questi grandi numeri, uniti alla tecnologia della Texas Instruments chiamata DLP (Digital Light Processing) assicura una nuova esperienza cinematografica. Da esplicare anche la risoluzione, superiore allo standard del "Full HD". Attualmente al cinema si parla di "2K" ma è in corso di sviluppo e di stabilizzazione anche il formato "4K".

DLP: Digital Light Processing

Cos’è questa tecnologia innovativa, che ha conferito al cinema una proiezione unica?

Il DLP è un sistema brevettato dalla Texas Instruments. colosso dell'elettronica e dei semiconduttori. Il sistema sfrutta tre schermi di piccole dimensioni (1-2 pollici) divisi ognuno in milioni di specchi. Ogni specchio verrà eccitato o meno in base al passaggio di corrente, grazie a l’illuminazione che la lampada allo xenon fornirà allo specchio, questi formerà la prima immagine grezza. Ad esempio, uno specchio eccitato non rifletterà la luce, e quindi questi sarà definito come “nero”, altresì uno specchio riflettente formerà un puntino bianco; sono previste anche posizione intermedie per variare la "saturazione" di luce. Questi schermi, sono chiamati DMD, Digital Micromirror Device, ed è possibile assimilare il numero degli specchi al numero dei pixel. In un proiettore digitale, poiché sono installati più DMD, si può arrivare ad avere 9 milioni di specchi.

I vantaggi rispetto al sistema CMOS progettato da Sony, sono sicuramente legati alla durabilità: al posto dei DMD i sistemi a CMOS hanno degli schermi a cristalli liquidi. Questi sono migliori per un primo periodo di utilizzo, ma con l’andare del tempo e dell’usura, si crea un fastidioso alone seppia di sfondo alle immagini, alterando la gamma e le tonalità del bianco. Nel DLP tutto ciò non si verifica.

Mp4? Blu-Ray? Macchè! Al cinema c'è il DCP!

Caratteristiche Audio-Video

Al cinema c'è una necessità importante, ovvero garantire una qualità nettamente superiore all'home entertainment, e per questo la DCI (digital cinema initiatives), si è prodigata per stabilire degli standard da utilizzare nelle proiezioni digitali. Se è assimilato che i contenuti cinematografici non sono più stampati in pellicola, ma sono dei file digitali, è sorta la necessità di standardizzare questi contenuti per poterli distribuire in tutto il mondo, e soprattutto per visualizzarli allo stesso modo in ogni sala con un proiettore digitale.

Il DCP (Digital Cinema Package), è uno standard definito dalla DCI, un "pacchetto" che contiene al suo interno più file MXF (Material eXchange Format) e delle playlist normalmente in formato XML, il tutto con una logica vagamente simile ai file vob e ifo dei DVD. Il formato MFX memorizza video in sequenze di immagini, normalmente in formato JPEG2K (una versione aggiornata del JPEG) in altri casi in formato TIFF, in un risoluzione nativa di 2K fino a 60 fps. Lo standard prevede anche la possibilità di includere contenuti 4K fino a 30fps e contenuti in 3D in risoluzione 2K a 48fps. Il metodo di codifica di colore è lo spaziale XYZ con 12 bit di precisione per pixel (totale colore a 36 bit). Il bitrate massimo ammesso è di 250Mbps (se preferite circa 30Mb/s), facendo due calcoli, la grandezza media di un film in formato DCP oscilla tra i 100 e 250 GB, senza considerare i vari version file. Per fare un paragone tangibile, i Blu-Ray hanno un bitrate che si aggira attorno ai 30Mbps, circa 4 Mb/s, con il DCP abbiamo un incremento di circa 8 volte rispetto al Blu-Ray.
Parlando di audio, il formato MXF supporta il classico container WAV (non compresso) a 48 o 96KHz fino a 12 canali discreti.
Nei primi anni, i DCP erano distrubiti esclusivamente tramite corriere alle sale cinematografiche sotto forma di Hard Drive, negli ultimi 2-3 anni invece è anche a disposizione la tecnologia satellitare, per la quale, i cinema collegati possono ricevere contenuti scaricandoli via satellite ad altissima velocità.